An Italian inspired by the Middle East

PERFETTI SCONOSCIUTI – Paolo Genovese (2016)

Perfetti sconosciuti

Un gruppo di “amici da una vita” si ritrova per cena a casa di una coppia di loro. L’ospite di casa, psicologa, sfida gli altri a posare i cellulari sul tavolo e condividere ogni messaggio o telefonata che arrivi. Tanto non c’è niente da nascondere, ci si conosce tutti a menadito, anche troppo. E invece…

La commedia che sta facendo sfracelli al botteghino (secondo incasso dell’anno dopo lo scontato Zalone) nasce da un’idea semplice ma potentissima: che cosa nascondono i nostri cellulari? E’ come ci fossimo creati una seconda vita, e questa “scatola nera” lo dimostra ad ogni notifica che ci arriva. Non si tratta solo di corna e amanti, possono essere dettagli insignificanti che se non “spiegati”, creano risentimento e astio, fino a farci chiedere: “conosco gli altri veramente?” Ottimo esempio, l’invito a giocare a calcio che arriva a tutti meno che all’amico grasso Battiston, escluso da sempre a meno che non serva un portiere di riserva.

Il parco attori è quanto di meglio ci possiamo aspettare del panorama italiano in questo momento, dal riflessivo e ferito Battiston a Mastandrea, passando per il mattatore Giallini qui un po’ più “serioso” del solito, fino alla innocente Rorwacher, quella che tra tutti rimarrà più turbata, proprio perchè anima candida.

Una commedia nera alla “Il nome del figlio”, dove una semplice cena tra amici si trasforma in un gioco al massacro dove si scopre che l’amicizia e l’amore non sono valori assoluti, ma vengono interpretati da ognuno in modo diverso, a seconda dell’egoistica necessità del momento.

PER CHI AMA IL GUSTO DI: Riflettere ridendo sull’uso del cellulare, che ha invaso le nostre vite a tal punto da farci indossare altre identità costantemente.

SCENA CULT: Il finale aperto ci lascia il dolceamaro in bocca, un “e se” che che sposta l’obiettivo dagli attori a noi spettatori, dicendo che sta a noi decidere se e cosa nascondere, e a chi.

CHICCA: Le riprese ricordano molto il lavoro teatrale visto che gli attori si sono ritrovati a girare, per sei settimane, seduti attorno allo stesso tavolo, ogni sera davanti allo stesso cibo, ore e ore a girare e a riprovare i vari ciak con il piatto di gnocchi e il bicchiere di vino sempre sotto gli occhi, proprio per ricreare alla perfezione l’intimità tra vecchi amici.

VOTO: 6,5

-DOC-

Cinegusti

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